Il silenzio di Cleaver

“Pressoché solo, al binario di Fortezza, proprio sotto il valico del Brennero, Cleaver fu colpito dall fragranza dell’aria. Che odore è? Di erba falciata, sterco di mucca, legna tagliata, neve sciolta che scorre sulla pietra. Rimase lì, turbato, ad ascoltare lo scampanellio insistente che annunciava l’arrivo del suo treno. Alzando lo sguardo vide una cascata capitombolare giù dagli altissimi declivi. Non scriverò a nessuno, pensò, consapevole che la fine del viaggio era prossima. Qualunque cosa stia per succedere, a me o intorno a me, non andrà raccontata né espressa.”



Il silenzio di Cleaver è frutto del mio amore per il Sud Tirolo e della mia crescente consapevolezza/irritazione/angoscia per la natura invadente dei media nelle nostre vite e nella nostra mente. Uomo carismatico, distruttivo e odiosamente amabile, Cleaver mette in risalto tutte le tensioni tra la frenesia seducente della vita mediatica, l’intensità del conflitto familiare, e il vasto vuoto delle montagne.

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Cleaver è la figura stessa dell’ indecisione, non tanto per un’ incertezza soggettiva quanto per un’ impossibilità ontologica, magistralmente indagata da Parks nel labirinto dei suoi riflessi psicologici e sociali

Mario Rigoni, Corriere della Sera


Il silenzio di Cleaver è un bel romanzo, elegante e acuto nel percorrere gli stadi dell’emozione umana, ma anche nell’analizzare con ironia il feroce e assordante potere pubblico dei media, che invadono di parole, spesso inutili, la nostra vita.

Francesca Cingoli


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