Recensioni ‘Adulterio e altri diversivi’

Il cafè letterario

Brevi saggi “morali”, un genere letterario (purtroppo) ben poco praticato dagli scrittori contemporanei soprattutto italiani (a eccezione del maestro Umberto Eco, che ha nell’ironia e nella capacità di mescolare elementi e piani narrativi diversi, il proprio punto di forza: ecco Adulterio e altri diversivi, un volumetto di Tim Parks davvero delizioso. Elementi autobiografici, mai posti in primo piano, esperienze e riflessioni divertite sulla quotidianità e sugli incontri abituali di un professore universitario, traduttore, padre di una prole di diverse età (dalla preadolescenza alla prima infanzia), inglese di nascita e formazione, trapiantato in Italia da anni e acuto osservatore del paese d’adozione. I temi trattati sono diversi tra loro, spesso pretesto per riflessioni e divagazioni più generali, tutte però trattate con leggerezza divertita, mai con tono moralistico o giudicante. Gli uomini attraversano le varie età della loro vita affrontando esperienze che li accomunano, e in parte ci si può identificare, via via, o almeno riconoscere, nel ruolo di figlio, di genitore, di professore, di tifoso… Fa sorridere l’epica passeggiata in montagna con figli al seguito, immalinconisce il ricordo della malattia paterna, irritano le false promesse della pubblicità di cui ognuno si sente un po’ vittima, rende pensierosi la coscienza della propria maturità che si specchia nei figli e, in generale, nel rapporto tra le generazioni. Ma quante volte certe riflessioni sono emerse in ognuno di noi? E perché diverte tanto vederle riproposte nella pagina scritta? Semplicemente perché questo è il compito dello scrittore: saper dare voce a pensieri confusi formalizzandoli letterariamente. In più Parks possiede la rara dote dell’ironia: sottile, sottesa al racconto anche nelle situazioni meno divertenti, capace quindi di sciogliere la tensione. In questo l’essere inglese, cioè portatore di una grande tradizione in questo campo, aiuta, così come il guardare con occhio divertito anche se stesso, il proprio lavoro e la propria famiglia. Particolarmente gustosi sono gli accenni al lavoro, sia a quello di professore (il viaggio verso Strasburgo con colleghi e studenti per presentare una petizione al Parlamento Europeo, ad esempio), che a quello di traduttore (attività realisticamente presentata come interessante fonte di denaro, ma anche di dubbi, di riflessioni generali). La figura di Calasso aleggia in varie pagine: Parks ne è il traduttore e lo presenta come una specie di “irraggiungibile” con abitudini di vita e di scrittura che non possono facilmente essere “tradotte”. Autore di romanzi (di Cara Massimina abbiamo già parlato in Café Letterario) e di opere sull’Italia, sui suoi vizi e le sue virtù, Parks in questa raccolta di saggi conferma tutte le sue doti di narratore e di brillante osservatore della contemporaneità, con quel pizzico di disincanto e di bonarietà capace di rasserenare anche il lettore più pessimista.

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